
Cremasco, 03 agosto 2025
XVIII Domenica ord. C
La Parola: Qo 1,2;2,21-23 Sal 89 Col 3,1-5.9-11 Lc 12,13-21:
Dal Vangelo secondo LucaLc 12,13-21
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) La bella esperienza vissuta a luglio in Perù ha avuto naturalmente anche qualche problemino. Per esempio abbiamo dovuto imparare presto a valutare il cambio degli euro in dollari o in sol (valuta nazionale del Perù) per poter fare acquisti, visto che appunto l’euro non veniva accettato.
Tutte queste preoccupazioni molto concrete sul valore dei soldi passano però in secondo piano nell’insegnamento di Gesù di questa domenica. In effetti del nostro attaccamento ai beni materiali lui se ne serve solo come esempio per farci capire che in realtà c’è qualcosa che vale molto di più. Dobbiamo ammettere che noi per la verità siamo così attaccati al denaro, in qualsiasi valuta sia, che facciamo davvero fatica a pensare che ci sia qualcosa di più prezioso. Certo non neghiamo l’importanza dei beni spirituali e del nostro amore a Dio e all’impegno per costruire il suo regno, ma poi concretamente siamo molto più preoccupati dei beni concreti con cui cerchiamo di riempire la nostra vita. Nonostante tutti i segnali inequivocabili che davvero la nostra vita è ben poca cosa e che gli anni a nostra disposizione non sono poi così tanti, siamo sempre convinti, come il riccone della parabola, che dobbiamo preoccuparci soprattutto di avere abbondanti riserve di ricchezze per poterci così dedicare alle cose che più ci piacciono.
Se non cambiamo mentalità perché ce lo insegna il Signore dovremmo riflettere un poco sulla incertezza della nostra convinzione almeno per le situazioni di sofferenza e difficoltà che vediamo così abbondanti intorno a noi e che affliggono davvero tantissime persone, vicine e lontane. Non si tratta certo di augurarci che venga anche in mezzo a noi la guerra, ma almeno un campanello di allarme sulle nostre presunte sicurezze dovrebbe risuonare in noi nel vedere le immani sofferenze che alcune popolazioni subiscono in questo periodo a causa dei conflitti.
Possiamo tentare di allontanare da noi certi pensieri e distrarci tranquillamente in questi giorni di vacanze e viaggi, ma ci rendiamo conto che è solo un tentativo di stordire la nostra consapevolezza e lasciarci cullare nell’illusione che davvero possiamo pensare solo a stare bene noi.
Non dobbiamo però vivere nel terrore di perdere il nostro attuale livello di benessere ma piuttosto con la consapevolezza che mentre cerchiamo il regno di Dio e le sue ricchezze possiamo cominciare a condividere un po’ di più quello che possediamo su questa terra per costruire già adesso e qui un mondo migliore, sempre più simile all’idea che Dio ha sul destino dell’umanità. Arricchire di fronte a Dio infatti significa servirsi dei propri beni materiali per far del bene a quanti su questa terra han dovuto affrontare situazioni ed esperienze negative, segnate dalla povertà e dallo sfruttamento degli uomini potenti verso i deboli e gli inermi.
Il mondo economico e politico dei grandi non spetta a noi cambiarlo ma ugualmente, con un uso attento e consapevole dei nostri beni materiali, possiamo lavorare perché il regno di Dio cominci davvero a realizzarsi e la speranza in un futuro migliore, testimoniata in questi giorni anche dalle migliaia di giovani raccolti attorno al papa, possa concretizzarsi nella nostra vita quotidiana e pian piano sempre più attorno a noi fino a raggiungere anche quanti sono fisicamente lontani ma che sono sempre comunque nostri fratelli perché figli di Dio.